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Ricorso Telecom per avere più spazi sul digitale terrestre

di Giuliano Balestreri e Marco Mele

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30 ottobre 2009

Prime crepe per il digitale terrestre. Telecom Italia Media ha presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica sull'assegnazione delle frequenze digitali in Val d'Aosta, Piemonte occidentale e Trentino Alto-Adige. Si tratta di una procedura prevista quando non si presenta nei tempi utili, sessanta giorni, il ricorso al Tar contro un provvedimento dell'amministrazione, in questo caso l'assegnazione delle frequenze nelle aree territoriali dove è avvenuto lo switch off, a eccezione della Sardegna. ReteCapri, unica emittente nazionale del Meridione, presenterà analogo ricorso per ottenere una seconda frequenze digitale. Rete A sta invece depositando in questi giorni un ricorso al Tar Lazio contro la mancata regolamentazione della numerazione dei canali da parte dell'Agcom.

Telecom Italia Media è titolare di due reti analogiche (La 7 e Mtv Italia) e di due reti digitali (multiplex). In Sardegna, il gruppo ha quindi ottenuto quattro frequenze per altrettante reti digitali, ma tutto è cambiato con l'intesa raggiunta tra l'Italia (Ministero dello sviluppo economico e Agcom) e la Commissione Ue. Per bloccare la procedura d'infrazione aperta da Bruxelles, si è convenuto di mettere "in gara" cinque frequenze nazionali, tre delle quali riservati a nuovi entranti e a operatori con meno di due reti analogiche. Lo schema predisposto per l'occasione prevede 21 reti nazionale terrestri: tolte le cinque in gara, ne restano a disposizione 16, assegnate in "eredità" agli operatori esistenti (che pure non hanno mai avute assegnate le frequenze analogiche utilizzate). Una deve essere assegnata a Europa 7, per volontà della commissione Ue. Per far tornare i conti, quindi, dalla Val d'Aosta in poi si assegnano quattro reti a testa a Rai e Mediaset, tre a Telecom Italia Media, due a Rete A-All Music (gruppo Espresso-Repubblica), una a testa a Europa 7, ReteCapri e D-Free (Tarak Ben Ammar). D'intesa con la Commissione, si fissa un "tetto" di cinque reti per soggetti: se Rai e Mediaset si vedranno assegnata una quinta frequenza nazionale, dovranno cedere il 40% della capacità trasmissiva a operatori "indipendenti". Restano fuori le reti digitali in Dvb-h (che andranno a costituire, con ogni probabilità, la sesta rete di Rai e Mediaset). Questo tetto, non previsto dalla legge italiana, varrà solo per la "gara" (in realtà un beauty contest con ampio potere discrezionale della commissione aggiudicatrice). Non per sempre: le frequenze assegnate potranno essere oggetto di trading dopo un periodo dalla loro assegnazione che sarà fissato dall'Agcom. Telecom Italia Media si ritrova privata di una rete e nel ricorso straordinario chiede all'amministrazione un risarcimento di 240 milioni per la mancata assegnazione oppure un milione e 640mila euro per ogni anno di ritardo nell'attribuzione della quarta rete richiesta. Un rimborso quanto mai utile per abbattere il debito di Ti Media (300 milioni). Gli uffici della Presidenza della Repubblica ora chiederanno un parere al Consiglio di Stato, in seguito al quale verrà emanato un decreto che imporrà o meno all'amministrazione di rivedere l'assegnazione dei canali nelle aree territoriali coinvolte.

Intanto ieri la Commissione europea ha scritto all'Agcom chiedendo che gli impegni assunti da Telecom Italia in materia di separazione della rete siano attuati in modo «da promuovere la libera concorrenza anziché metterla in pericolo». Inoltre, Bruxelles, chiede che le eventuali modifiche degli impegni di Telecom Italia con impatto sulla concorrenza siano nuovamente soggette a consultazioni nazionali e comunitarie. «Sono d'accordo con la Commissione sull'importanza dell'azione dell'Agcom e del monitoraggio degli impegni, cosa che, fra l'altro, come sa bene la Commissione, sta avvenendo» ha commentato Corrado Calabrò, presidente dell'authority.

30 ottobre 2009
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